CHI SIAMO – FACCIAMOLACONTA

Siamo un gruppo di attrici e gli attori professionisti (al momento più di 1200) che si sono riuniti in gruppo autogestito circa 3 anni fa sotto la denominazione di Facciamolaconta. In questo periodo abbiamo studiato molto ed interagito con diversi soggetti istituzionali e non, per comprendere, discutere confrontarci e ragionare sulle cause della grave e pericolosa crisi occupazionale che riguarda anche il nostro settore.

La nostra vita professionale nasce precaria ma negli ultimi 10/15 anni questa precarietà ha raggiunto livelli inimmaginabili. Subiamo le conseguenze di una crisi culturale senza precedenti NEL TOTALE DISINTERESSE DELLE ISTITUZIONI E DI SOGGETTI POLITICI che siano in grado di rivolgere uno sguardo STRATEGICO al nostro settore, con progettualità a lungo termine. Soggetti che sappiano ascoltare senza pregiudizi i suggerimenti di chi questo mestiere lo conosce perché lo fa… questo bisogna ribadirlo: i mestieri dell’immateriale sono terreno ostico anche ai più esperti rappresentanti di tematiche del lavoro.

E di questo aggettivo IMMATERIALE vorremmo che si cominciasse ad abusare di meno, perché facilmente associabile ad INVISIBILE – e tutto vogliamo essere fuorché invisibili.

Abbiamo sperato CON L’APPROVAZIONE DEL Codice dello spettacolo dal vivo E CON IL rinnovo del contratto nazionale DELLA PROSA, che ha cercato di risolvere alcune importanti questioni, come il lavoro sottopagato o in nero, in un cambiamento di rotta che però non sta ancora avvenendo. Inoltre stiamo AHINOI aspettando che si avvii la trattativa del PRIMO contratto nazionale dell’audiovisivo. La situazione non accenna a sbloccarsi per mancanza di volontà di dialogo con i sindacati da parte dell’Anica e dei principali produttori nell’audiovisivo.

La mancanza di regolamentazione porta ovviamente ad un abbassamento dei compensi a livelli inaccettabili, la mancanza totale di tutele e lo sfruttamento continuo della categoria all’interno di ogni budget di film televisivi o cinematografici.

Come ha dimostrato la ricerca Vita D’Artista promossa da SLC – CGIL – Sindacato Lavoratori della Comunicazione e Fondazione Di Vittorio alla quale Flc ha collaborato, il numero medio annuo di giornate retribuite per quanto riguarda gli artisti impegnati nello spettacolo è 34. Poco più della metà dei lavoratori percepisce fino a 5000 euro l’anno. Il 37 % per cento tra i 5000 e i 15000, solo il 4% oltre i 25000.

Alla base di questo risultato c’è sicuramente l’idea e l’abitudine, sdoganata anche a livello Istituzionale, che per l’artista – in quanto artista – non debba esistere nessuna forma di tutela, che gli si possa chiedere di lavorare gratuitamente o sottopagato e che l’equilibrio dei conti aziendali venga prima del rispetto del Contratto Nazionale del Lavoro.

La nuova legge sullo spettacolo dal vivo si inserisce perfettamente in questa crisi occupazionale ignorando chi questo mestiere lo svolge professionalmente:

  • le risorse del fus sono esigue e nonostante la loro esiguità, la legge prevede l’entrata di nuovi soggetti, come “pratiche artistiche a carattere amatoriale” e “carnevali storici e rievocazioni”, che dovrebbero essere inseriti al massimo in altre forme di finanziamento;
  • i teatri nazionali sono obbligati a produrre a scapito della circuitazione. Dopo poche repliche, gli spettacoli muoiono con una conseguente perdita o riduzione di lavoro per gli artisti;
  • criteri come le quote riservate agli under 35 e l’obbligo di istituire scuole di formazione in ogni teatro nazionale creano sacche di lavoro sottopagato, invece di introdurre forme di protezione del lavoratore per tutto il corso della sua carriera. C’è differenza tra tutela e discriminazione;
  • il labile confine tra formazione e produzione porta sicuramente a situazioni ambigue di sfruttamento lavorativo in cui il lavoro, le prove in primis, non è pagato o è forfettizzato a cifre al limite della sopravvivenza.

Noi chiediamo:

  • riconoscimento giuridico dello status dell’attore, che ne rispetti e tuteli l’atipicità in tutte le sue forme e ne riconosca la professionalità una volta per tutte;
  • obbligo per le aziende di impiegare un numero di attori di tutte le fasce d’età congruo rispetto al FUS ricevuto;
  • revoca del contributo FUS alle aziende che non applicano il CCNL;
  • il confronto con realtà internazionali ed europee a partire dalla Francia e una revisione del concetto di intermittenza che riconosca una forma di sostegno anche alla formazione permanente;
  • un welfare che tenga conto delle esigenze del settore con una riflessione sul ruolo dell’INPS, anche per quanto riguarda forme innovative di sostegno ai lavoratori del settore, senza dimenticare che per gli artisti impiegati i periodi di non lavoro sono comunque attivi, grazie o per colpa di una tendenza all’autoimprenditorialità ormai sdoganata;
  • creazione di un CCNL audiovisivo ad oggi ancora colpevolmente assente come già accennato prima;
  • vorremmo inoltre ribadire con fermezza che il protocollo d’intesa MIUR con la FITA (Federazione Italiana Teatro Amatori) è una  scelta grave e superficiale, perché promuove e autorizza la mancanza di adeguate competenze e il dilettantismo pedagogico-teatrale dei docenti a danno degli studenti.

 

Gli artisti devono poter partecipare all’elaborazione e all’esecuzione delle politiche culturali nazionali per garantire:

  • una più alta offerta culturale;
  • migliori condizioni di lavoro;
  • un’evoluzione del settore nel suo complesso in grado di garantire lo sviluppo;
  • la tutela del talento per l’intera vita dell’artista.

 

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